Apocalissi culturali: tavola n. 9 |
da "La fine del mondo" di Ernesto De Martino |
INTERSEZIONI:
Ingmar
Bergman, Come in uno specchio
“Al mattino presto sono svegliata da una voce che mi
chiama imperiosamente. Mi alzo e vengo in questa stanza. E’ precisamente al
sorgere del sole, ed io ho un’enorme nostalgia ed un enorme potere. Un giorno
c’era qualcuno che mi chiamava proprio dietro la tappezzeria ed io guardai nel
guardaroba ma non c’era nessuno. La voce continuava a chiamarmi ed io allora mi
appoggiai alla parete che si aprì come se fosse del fogliame ed io mi trovai là
dentro.”
Marguerite
Duras, La vita materiale
“Ero in cucina, lei ha appeso il cappotto
all’attaccapanni ed è venuta a raggiungermi. Abbiamo chiacchierato e io le ho
parlato delle visioni che avevo. Lei ascoltava, non diceva niente. Le ho detto:
- Io ci credo ma non riesco a convincere gli altri. – E ho aggiunto: - Si giri,
guardi la tasca destra del suo cappotto sull’attaccapanni. Lo vede il cagnolino
appena nato che sbuca fuori tutto roseo? Beh, loro dicono che mi sbaglio. – Lei
ha guardato bene, si è girata verso di me, mi ha fissato a lungo e poi ha
detto, senza ombra di sorriso, con la più grande serietà: - Le giuro
Marguerite, su quello che ho di più caro al mondo, che io non vedo niente. –
Non ha detto che non c’era niente, ha detto: - Io non vedo niente. – E’ stato
allora forse che la follia si è rivestita di una certa ragione.”
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