Apocalissi culturali: tavola n. 7 |
da "La fine del mondo" di Ernesto De Martino" |
Intersezioni:
Elsa
Morante, Menzogna e sortilegio
“Inoltre, già da molti anni egli versava alla Bottega di
Pompe funebri una piccola somma mensile, per avere, quando la sua ora fosse
giunta, una cassa di zinco e di noce e il trasporto riserbato alla gente non
povera. Questa usanza di provvedere da vivi alle spese della propria morte, è
abbastanza diffusa fra i paesani di laggiù. Essi non temono troppo il giorno
del trapasso, né hanno credenze certe e severe d’una vita futura. Sui muri di
quelle chiese o cimiteri si vedono, è vero, talvolta, dipinte le tragiche
fiamme del Purgatorio, con la scritta: Ora
pro nobis; ma in realtà, nel pensiero dei vivi, ogni immaginazione sull’al
di là si rinchiude nei terrestri confini della fossa. E quand’essi pregano per
la pace dei morti, pensano al corpo che riposa in quei piccoli campi. A colui
che per qualche motivo non fu sepolto, tale riposo è negato; ed egli vaga nella
sua terribile insonnia, bramoso di giacere sotto terra.”
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