Apocalissi culturali: tavola n. 4 |
da "La fine del mondo" di Ernesto De Martino |
INTERSEZIONI:
Arthur Schnitzler. “IO”
“Nel pomeriggio non riuscì a dormire. Giaceva sul divano
nella sala da pranzo, non c’era nessuno con lui. Prese il suo taccuino. Era di
sicuro il suo taccuino, non certo il portafoglio o il portasigari, e scrisse su
un foglietto “Credenza”, su un altro “Armadio”, su un altro “Letto”, su un
altro “Poltrona”. Quest’ultima parola dovette scriverla diverse volte. Poi
fissò i foglietti alla credenza, all’armadio, entrò di soppiatto nella camera
da letto dove la moglie stava facendo il pisolino pomeridiano, e con uno spillo
fissò il foglietto con la parola “Letto”. Egli uscì prima che la moglie si svegliasse.
Andò poi al caffè e lesse i giornali, anzi tentò solo di farlo. Tutta quella
carta stampata che aveva davanti gli sembrò sconcertante e al contempo
tranquillizzante. Qui c’erano nomi, indicazioni che non potevano destare alcun
dubbio. Ma le cose a cui quei nomi si riferivano erano lontane.”
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