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Apocalissi culturali: tavola n. 2 |
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da "La fine del mondo" di Ernesto De Martino |
INTERSEZIONI:
Godard – Questa è la mia vita
(al bar: il filosofo e la puttana)
_ Ha letto i Tre moschettieri?
_ Ho visto il film. Perché?
_ Vede. La c’era Portos. Però non era nei Tre Moschettieri,
era in Vent’anni dopo. Portos grande, forte, un po’ stupido. Non ha mai pensato
in vita sua, capisce? Così una volta deve mettere una bomba in un sotterraneo,
per farlo saltare. Lo fa. Piazza la bomba, accende la miccia. Poi scappa,
naturalmente. E correndo di colpo si mette a pensare, e a cosa pensa… si domanda
come sia possibile che egli possa mettere un piede davanti all’altro. E’
successo anche a lei probabilmente… è vero? Allora smette di correre, camminare
non può, non può più andare avanti. Quando c’è l’esplosione il sotterraneo gli
crolla addosso. Lo sostiene con le spalle, è abbastanza forte, ma alla fine,
dopo un giorno, due giorni è sopraffatto e muore. Insomma la prima volta che ha
pensato è morto.
_ Perché mi sta raccontando delle storie di questo genere?
_ Così, tanto per parlare.
_ Ma perché bisogna sempre parlare, io trovo che spesso si
dovrebbe tacere, vivere in silenzio. Più si parla più le parole non vogliono
dire niente.
_ Può darsi ma è possibile?
_ Questo non lo so.
_ Mi ha sempre colpito il fatto che non si possa vivere
senza parlare.
_ Eppure sarebbe piacevole vivere senza parlare.
_ Si sarebbe bello, sarebbe bello. Sarebbe come se ci si
amasse di più. Però non è possibile, non ci si è mai riusciti.
_ Ma perché? Le parole dovrebbero esprimere esattamente
quello che vogliamo dire. Invece ci tradiscono.
_ Si ma le tradiamo anche noi. Dovremmo riuscire a dire quel
che vogliamo dire, visto che riusciamo a scriverlo.
Gregory
Bateson, Verso un’ecologia della mente
“Tutti gli organismi devono accontentarsi di una
coscienza piuttosto scarsa, e che se la coscienza esplica qualche funzione
utile (il che non è mai stato dimostrato, ma è probabilmente vero), allora è
d’importanza fondamentale economizzare la coscienza. Nessun organismo può
permettersi di esser cosciente di faccende che può sbrigare a livelli
inconsci.”