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Apocalissi culturali. n.22 |
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da "La fine del mondo" di Ernesto De Martino |
INTERSEZIONI:
Massimo Bontempelli, Minnie
la candida
Minnie russa. I due tendono l’orecchio. Lei si calma, e d’un tratto pare
che non respiri
più. I due corrono a lei. Lei di colpo s’alza a sedere sul letto sbarrando
gli occhi.
SKAGERRAK Dio,
Minnie.
TIRRENO Che
cos’è?
Pausa. Minnie esce in un ululo disumano, opaco: è breve, si tronca netto.
Pausa.
MINNIE (tende
le braccia brancolando: pare che non li veda) Un momento… Sei
tu? sei tu?
SKAGERRAK Sì,
Minnie.
TIRRENO Guardaci.
MINNIE No,
così no… un momento. (Pausa. Gridando) Accendi là. Anche
quelli. Molta
luce. Più luce che possiamo.
Tirreno e Skagerrak sono corsi ad accendere tutti i lumi.
MINNIE (s’alza, lasciando la vestaglia sul letto,
in camicia di velo: afferra dalla
toletta lo specchio, si butta in terra nel punto più
illuminato della stanza). Qui
quello (accenna
a una lampada portatile con un lungo filo che è sulla tavola: i
due gliela portano). Voi non venite. No. Lontani! (li
scosta con le braccia) Uuh!
(con una
specie di russare come quando dormiva, si guarda avidamente nello
specchio: cerca di tenerlo immobile e di tenersi immobile: pare che con lo
sguardo
sfondi e sprema lo specchio: poi comincia a tremare) Ecco è certo. Sì, ora sì,
vedo chiaro,
sono io, io. Non sono vera io, no, no… sono una di loro, quelle
povere…
fabbricate. Lontano state, lontani… abbiate paura abbiate paura di
me. E non lo
sapevo… Vedere (si fissa ancora, poi il suo sguardo dallo specchio
si trova a mirare come un punto lontano). Ma però, però… io mi
ricordo tante
cose vecchie.
E allora? Sì, mi ricordo, la mia madre ricordo, e mi parlava
della penisola
Italia: io piccola ero. Ma, ma, anche ricordare può esser
finto. Sì,
così: così hanno messo dentro, dentro, dentro insieme questo
ricordare,
quelli che m’hanno fabbricata, per ingannarmi di più. Si vede,
si capisce
tutto. E non lo sapevo! Oh tante cose ora capisco, tutto capisco
io. Voi non
potete sapere. Come fare ora? Come faccio? Oh tu perdonami,
Skager… Ah ma
no, sai, l’amore mio era vero, sai; quello no, nessuno l’ha
messo lui
fabbricato dentro in me: sono io, quello, l’amore mio, sai? Tutto
vero l’amore
mio. Il resto no, no: mio piccolo Skager, la donna tua non vera
è, cosa fai tu
della tua donna fabbricata tutta, ah… Hai paura… E non era
colpa mia,
Skager, credilo… uuh! (stringe i denti, si stringe tutta in sé come
per distruggersi e
scomparire. I due la afferrano per le braccia, lei urla) Noh (imperiosa)
abbiate paura! No! Andate via di qua. Non potete mai…