sabato 12 dicembre 2015

Le giornate demartiniane di Salerno

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Colloqui di Salerno 2015 / Le giornate demartiniane

L'etnologo e antropologo Ernesto De Martino
L’etnologo e antropologo Ernesto De Martino
La seconda sessione dei Colloqui di Salerno 2015 – il cui tema è Grandi Memorie – è occupata dalle “giornate demartiniane”, che tengono dietro alla “settimana kantoriana” dello scorso novembre. Da lunedì 14 al 16 dicembre, si celebra Ernesto De Martino, a cinquanta anni dalla morte e, con quella del grande etnoantropologo, si ricordano le figure di Carlo Levi e Rocco Scotellaro.
Ernesto de Martino ha raccontato al mondo la cultura magico-religiosa del Sud, lo splendore e la miseria di un Mezzogiorno che «va al di là della geografia per diventare una regione dell’anima» (Niola). In pieno miracolo economico, il grande antropologo, con Sud e MagiaMorte e Pianto rituale e con La terra del rimorso, costringeva il nostro paese a prendere atto che l’Italia profonda non corrispondeva all’immagine che il paese aveva di sé. Una grande lezione di metodo sulla quale è doveroso continuare a riflettere.
Del grande capostipite dell’antropologia novecentesca i Colloqui provano ad indagare gli aspetti della personalità più enigmatici e suggestivi, con una rilettura del nucleo profondo del pensare critico demartiniano, anche sulla base di nuovi documenti e studi relativi alla sua formazione giovanile.
È appena il caso di ricordare come negli anni Settanta del secolo scorso si radicò, nel tessuto culturale salernitano, un humus antropologico-culturale molto forte dovuto soprattutto alla presenza di Annabella Rossi, la studiosa allieva di Ernesto de Martino, titolare della Cattedra di Antropologia culturale di quella Università. Una prospettiva antropologica “demartiniana” che affascinò giovani, intellettuali, operatori della cultura, artisti, associazioni e gruppi radicati sul territorio.
Con de Martino, i Colloqui intendono ricordare altre due figure di intellettuali e meridionalisti del secolo scorso, studiosi legati all’opera e alla vita dell’etnologo napoletano: Carlo Levi, scomparso proprio quarant’anni fa, e Rocco Scotellaro – lo scrittore, poeta, politico scomparso prematuramente a soli trent’anni, amico di Levi e di de Martino il cui romanzo autobiografico, L’uva puttanella, fu pubblicato postumo, sessant’anni fa, nel 1955.
Mentre da più parti si pone giustamente attenzione soprattutto al quarantennale della morte dell’autore di Cristo s’è fermato ad Eboli, a Salerno saranno posti in evidenza i settanta anni (1945, Einaudi) della prima edizione della celebre opera e gli ottanta anni dalla data dell’esilio dello scrittore-pittore in Basilicata. Per l’attività antifascista nelle file di Giustizia e Libertà, Levi, infatti, nel 1935 è confinato, prima a Grassano, poi a Gagliano(in realtà, Aliano). Anni dopo, l’autore narrerà in prima persona le sue vicende e descriverà usi e costumi di una «gente mite, rassegnata e passiva, impenetrabile alle ragioni della politica».
Levi scrive Cristo s’è fermato ad Eboli tra il Natale del’43 e luglio del’44: l’opera – per metà diario e per metà romanzo – propone una prosa emotivamente partecipata, con digressioni storiche e antropologiche su temi come la civiltà contadina, il brigantaggio, i riti magici delle plebi meridionali. Un testo esemplare, tra arte e documento, prosa di memoria e reportage politico-sociale, destinato a influenzare non solo la letteratura ma anche le arti figurative ed il cinema neorealisti.
La storia della militanza politica di Scotellaro, ancora in larga parte da scrivere, coincide con quella culturale del Paese nell’immediato ultimo dopoguerra. Il ritrovamento (a Matera e ad Ivrea) di alcune lettere di questo grande “testimone e simbolo di una generazione” (L. Sacco), scritte tra il 1952 e il 1953, quasi tutte da Portici, ha messo in moto la ricerca di ulteriori fonti, documenti e immagini, che si legano alla sua fulminea parabola politica. Animato da una forte carica morale e ideale, profusa nella produzione letteraria e nell’impegno politico, Scotellaro (Tricarico 1923-Portici 1953) è assurto a simbolo delle lotte per il riscatto del meridione. Ha anche lasciato liriche che – a giudizio di Montale – rimangono «le più significative del nostro tempo». Alle poesie – É fatto giorno (1954) – si affiancano le prose di Contadini del Sud (Laterza, 1954), e l’autobiografico L’uva puttanella (ivi, 1955). Gli scritti giovanili si trovano in Uno si distrae al bivio (pref. di Carlo Levi, 1974) e inGiovani soli (pref. di Leonardo Sacco, 1984).
Ricordando il poeta sindaco tricaricese, i Colloqui sottolineano anche il fervido periodo del suo intenso sodalizio con la poetessa Amelia Rosselli.
Amelia Rosselli parla di Rocco (intervista a Sandra Petrignani, 1978): […] «Ero seduta nelle ultime file della sala [22 aprile 1950, Venezia, primo convegno partigiano: La Resistenza e la cultura in Italia], e a un certo momento si avvicinò un giovane simpaticissimo. Quando seppe che ero la figlia di Carlo Rosselli, sorpreso e interessato, si mostrò sempre più attento a me. Diventammo amici».
Ed ecco la versione di Rocco: «Quando capii il suo nome (parlava con accento inglese) non so se mi rafforzò il pensiero di essere amico e di innamorarmi di lei o piuttosto di venerarla come la figlia di un grande martire, che parlava più di tutti in quel convegno. Forse mi innamorava e la veneravo insieme. Sui poggioli delle sedie di ferro i nostri gomiti si toccavano. Pensavo di vederla, alta come me, quando ci fossimo alzati. E io chi ero? Lo dissi. Mi sapeva. Lesse le mie poesie. Accennò dei giudizi non completamente lusinghieri: ciò che permise uno scambio di sguardi che mi fecero più ardito. Uscimmo insieme. Mangiava al mio stesso ristorante ed era una coincidenza calzante. La presentai a tanti, me la sentivo già mia». E, più avanti, «ella luccica in volto come ieri. Sono due giorni che il suo splendore mi turba. Mi sento schifoso a confronto della sua bellezza». Oppure: «Metto a paragone lei con la solita ragazza illibata dagli occhioni melanconici e dalla carne che aspetta di essere toccata. È sempre la mia amica che si salva e vince, va in alto, guarda lontano, mi annienta, io sono a terra». Amelia aveva presto sublimato quel rapporto in legame familiare, «fratello e sorella» diceva, o piuttosto surrogato paterno e, morto Rocco, precipiterà di nuovo nella depressione, ma raccoglierà il testimone della poesia.
Programma scientifico
Martedì 15
Università degli Studi – Aula Imbucci
ore 10,00 Incontro con Amalia Signorelli
ore 10,30 Carlo Levi, Rocco Scotellaro e lo spirito di De Martino
Partecipano: Sebastiano Martelli (Univ. Salerno), Pasquale Doria (giornalista e scrittore), Carmela Biscaglia (Dir. Centro Documentazione Scotellaro), Maria Antonietta Cancellaro (Pres. Centro Levi Matera), Raffaele Rauty (Univ. Salerno)

Mercoledi 16
Università degli Studi –
Ore 10,00 Giordana Charuty (Ernesto De Martino. Le precedenti vite di un antropologo), Emilia Andri (Il giovane De Martino) – Patrizia Marzo (Il progetto Itinerari demartiniani) – Maurizio Merico (Ernesto De Martino, la Puglia, il Salento) (Univ. Salerno Clara Zanardi (Sul filo della presenza. De Martino tra filosofia e antropologia) Modera: Vincenzo Esposito
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PROGRAMMA DIVULGATIVO
Lunedì 14, Convitto Nazionale Tasso, dalle 19
Ascolto guidato di musiche tradizionali della Basilicata, nelle registrazioni effettuate (1952) da De Martino e da Diego Carpitella. A guidare il pubblico nell’ascolto di un così ricco materiale sonoro Ugo Vuoso, direttore del Centro etnografico caampano. A seguite
CATERINA PONTRANDOLFO TRIO
Lucania in canto – Concerto Spettacolo
Paolo Del Vecchio chitarre, bouzouki – Francesco Paolo Manna percuissioni
CATERINA PONTRANDOLFO – Cantante/performer, attrice, drammaturga, regista. Studia Economia Politica presso la Bocconi di Milano. Si forma come attrice a Milano presso la Civica Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi. Interprete, per la regia di Giancarlo Sepe, di The Dubliners al Festival di Spoleto 2015 e nella stagione 2014/2015 presso il teatro La Comunità di Roma e di Napoletango (dal Teatro San Carlo al londinese Colosseum Theatre); fa parte del pluripremiato format Dignità Autonome di Prostituzione curato da Luciano Melchionna; ha recitato assoli e cantato al Brancaccio di Roma, al Bellini di Napoli, al Paisiello di Lecce, a Cinecittà. Per 4 stagioni consecutive ha lavorato al Progetto Pulcinella dello Stabile di Napoli, con Carpentieri, Taiuti e Serao. A teatro ha, tra gli altri, lavorato anche con Marco Baliani, Adriana Innocenti e Piero Nuti, Antonio Catalano, Maria Maglietta, Alessandra Rossi Ghiglione. Ha pubblicato e messi in scena suoi testi: Ricami, Storia di Giuditta CavaliereMadri, Maria Nera (I Teatri del Sacro 2009).
Come cantante collabora con numerosi musicisti della scena napoletana – da Faiello a Mesolella – e internazionale (nell’ambito della musica new folk è spesso paragonata a Lisa Gerrard). È presente nei progetti discografici Rosa Napoletano, che riunisce le voci femminili più significative della scena partenopea. Nelle ultime stagioni realizza Sette Stazioni Sonore per il Fringe Festival LaMama Spoleto Open 2012; Il sogno di Mimì-Suite per un‘anima sulla biografia di Mia Martini; Oratorio Bizantino con lo scrittore Franco Arminio e il fisarmonicista-compositore Admir Shkurtay; il progetto Fimmine Fimmine e lo spettacolo Cantar per Terre. Ospite di Ambrogio Sparagna e della sua Orchestra Popolare e in concerti di Vinicio Capossela. Nel 2013 si è esibita, al seguito del Treno della memoria, ad Auschwitz, Birkenau e Cracovia.Nel 2014 la Comunità Ebraica di Napoli, la invita a cantare in sinagoga. Canta in tutti i dialetti del Sud Italia, in portoghese, in ebraico, in gaelico.

PAOLO DEL VECCHIO – Chitarrista e docente, ha collaborato con Peppe Barra, James Senese, Nino Buonocore, Daniele Sepe, Antonio Sinagra, Gabin e Paul Dabirè, Pietra Montecorvino, Raiz, Spakka Neapolis, M’barka Ben Taleb, Antonio Infantino, Alfio Antico, Marco Zurzolo, Lino Cannavacciuolo, Valentina Stella, Elena Ledda, Mario Conte e molti altri. Autore di musiche per il teatro: La Favola Di Amore e Psiche, con Andrè De La Roche; La Cantata dei Pastori, regia di Peppe Barra; La Commedia Degli Errori, regia di Leo Muscato.

FRANCESCO PAOLO MANNA -. Affascinato dai tamburi a mano vi si avvicina da autodidatta nel 1993 partendo dai djembè africani e dai bongos. Studia le tecniche del tamburello e della tammorra con Arnaldo Vacca e Alfio Antico, zarb e daf con il maestro iraniano Mohsen Kassirrosafar, bodhran e rig presso il Conservatorio di Damasco. Ha collaborato con diversi gruppi e artisti come Ancia Libera, Taranterrae, Etnie, Federico Verdoliva, Caterina Pontrandolfo, Daniele Sepe, Paolo Cimmino, Zezi teatro, Giovanni Coffarelli. Docente di batteria e percussioni. Cultore dei tamburi a cornice.

MARTEDÌ 15
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI, AULA IMBUCCI, ORE 12,30

Reading Amelia Rosselli – Rocco Scotellaro
a cura di
Caterina Pontrandolfo e Pasquale De Cristofaro
da Cantilena per Rocco di Amelia – da È fatto giorno di Rocco

 

CONVITTO NAZIONALE TASSO – BIBLIOTECA, DALLE ORE 19,00

Lo spirito demartiniano nel cinema etnoantropologico.

Proiezioni: Luigi di Gianni, Magia lucana (1958) – Il male di San Donato (Festival dei Popoli, 1965); Gianfranco Mingozzi, La vedova bianca (1961) – Tarantula (1962); Edoardo Winspeare, Pizzicata (1995). Introduce Francesco Marano, docente di Antropologia visuale (Università della Basilicata).
A seguire,
Figure dal Cristo leviano: mise en espace (18’) a cura di Francesco G. Forte, con Margherita Rago e Giuseppe Basta

 

MERCOLEDÌ 16
CONVITTO NAZIONALE TASSO – BIBLIOTECA, DALLE ORE 19,00

La Lucania di Levi nel documentario italiano: Massimo Mida, Mario Carbone, Teche Rai
Cristo s’è fermato ad Eboli (1979), regia di Francesco Rosi, con Gian Maria Volonté, Irene Papas, Alain Cuny, Lea Massari, Paolo Bonacelli.
Introduce Pasquale Iaccio, docente di Storia del cinema (Università di Salerno).
A seguire,
Concerto (dimostrativo) di taranta e pizzica, a cura dell’antropologo Claudio Preziosi

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